Tuesday, May 3, 2011

La Luna




Fabio Mauri, entro uno spazio chiuso cui si accedeva da un boccaporto ovoidale, a mo' di astronave, cosparse il fondo di perlinato di polistirolo, tra cui i piedi dei visitatori affondavano, a immagine del suolo lunare, dove ci si poteva anche sedere o distendersi, con il polistirolo che si attaccava ai vestiti. Il titolo era 'Luna', l'allunaggio avvenne poco dopo". Così Maurizio Calvesi descrive l'installazione nell'introduzione al catalogo della mostra 'Roma anni '60', all'interno della quale l'installazione è stata nuovamente presentata. Il ciclo di azioni e installazioni 'Teatro delle Mostre' si tenne a Roma presso la Galleria La Tartaruga dal 6 al 31 maggio del 1968, e fu presentato dallo stesso Calvesi, il quale per l'occasione scriveva, sempre a proposito di 'Luna': (...) una dimensione più che inconscia, quasi onirica, con denominatore sociale, aveva anche l'operazione di Fabio Mauri... la luce entrando da due aperture, e specchiandosi nel bianco, forniva gli estremi di una nozione abituale, il chiaro di luna; invece il polistirolo, su cui si doveva camminare, con la sua consistenza imprevedibile, agiva fisicamente, come sorpresa, e nella sorpresa consentiva di verificare la nozione puramente mentale e ipotetica della polvere lunare". Gli artisti erano stati invitati da Plinio de Martiis, direttore della galleria, ad esporre ciascuno per un giorno solo, in modo da dover affrontare di continuo montaggi e smontaggi di allestimenti ambientali talvolta particolarmente complessi. Caratteristica del 'Teatro delle Mostre', per la quale il ciclo si contraddistingueva da fenomeni apparentemente analoghi come lo happening, la performance o l'arte-spettacolo, è stato l'aver introdotto per primi il teatro interpretato dagli artisti-attori all'interno di una galleria, allargando in tal modo l'esperienza estetica dei singoli alla società intera, rappresentata dai visitatori della rassegna. Ancora a proposito di 'Luna', una delle opere più note e pubblicate dell'artista, così scrive Tommaso Trini in 'Domus' nel 1968 "...è stato un invito a ridurre l'idea del cosmo... a un gioioso e in qualche modo magico modello sperimentale". M.C.

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